I Primi passi per la creazione d’impresa
I dati statistici confermano che sono in tanti a tentare la strada di mettersi in proprio, ma sono anche in tanti a “morire” in breve tempo.
L’impresa non si crea da un giorno all’altro. Dall’idea alla realizzazione il percorso è tutto in salita, lungo e difficile. La salita, però, non può essere percorsa tutta d’un fiato: occorre procedere per tappe, immaginando il processo di enterprise creation suddiviso in una serie di fasi o passaggi problematici da affrontare.
Ogni fase pone all’aspirante imprenditore problemi particolari, ognuno dei quali deve essere affrontato e risolto razionalmente, ma anche in modo creativo.
Infatti l’imprenditorialità è al tempo stesso creatività, razionalità, metodo, capacità e competenze tecniche.
Guidando l’aspirante imprenditore all’esame delle varie fasi che scandiscono il processo di creazione di una nuova impresa, si persegue un duplice obiettivo:
fargli conoscere la natura dei problemi ai quali potrà andare incontro;
proporgli una serie di metodologie che potranno aiutarlo a risolvere tali problemi.
Abbiamo pensato di visualizzare le varie tappe del processo di creazione d’impresa integrandole in un “percorso guidato”, in modo che ad ogni fase problematica corrisponda una specifica metodologia di intervento.
Il percorso di avviamento alla creazione di una nuova impresa può essere articolato in sette macro-fasi:
1a fase - Valutazione delle attitudini imprenditoriali
2a fase - Definizione dell’idea imprenditoriale
3a fase - Affrontare gli adempimenti buracratici
4a fase - Analisi del mercato e del prodotto
5a fase - Organizzazione dell’azienda
6a fase - Redazione del piano d’impresa
7a fase – Acquisire le informazioni mancanti
1a Fase_ La valutazione delle attitudini imprenditoriali
Va considerato che il “centro” dell’impresa - specialmente della microimpresa, che coincide spesso con la ditta individuale o poco più – è l’imprenditore o aspirante tale: le sue attitudini a svolgere un’attività in proprio incidono in modo determinante sul successo dell’iniziativa.
In questa prima fase occorre perciò richiamare l’attenzione sulle capacità personali dell’aspirante imprenditore. Queste si rivelano di grande importanza al fine di:
favorire uno sviluppo equilibrato del processo di creazione di una nuova impresa;
consentire la sopravvivenza e il consolidamento dell’impresa nei momenti successivi all’avvio.
E’ dunque essenziale, per chiunque voglia affrontare l’avventura di costituire una nuova impresa, valutare il proprio profilo dal punto di vista:
psicologico, con riferimento alla“personalità imprenditoriale” che si possiede;
tecnico, con riferimento al “mestiere” specifico nel settore di interesse.
Dal punto di vista psicologico, alcuni hanno come dotazione naturale delle marce in più per svolgere il “mestiere di imprenditore”: la propensione al rischio, la resistenza allo stress, la capacità di tenere sotto controllo le situazioni; ma anche la creatività, l’elasticità mentale, la capacità di stabilire buone relazioni umane, ecc.
Purtroppo, solo pochi hanno tutte queste doti insieme. C’è chi è capace di affrontare i rischi ma non è paziente; chi riesce a concentrarsi facilmente sul lavoro ma non è creativo, e così via.
In questa fase occorre:
individuare i “punti forti” e i “punti deboli” della propria personalità imprenditoriale;
valorizzare i primi e migliorare i secondi.
Infatti tutte le capacità imprenditoriali - senza eccezioni - possono essere apprese, tramite adeguati training formativi.
Inoltre, sapendo ad esempio di essere ricco di idee ma scarsamente dotato quanto a capacità organizzativa, l’aspirante imprenditore potrà cercarsi un socio con caratteristiche complementari alle sue: insieme faranno sicuramente più strada che da soli.
Imprenditori si nasce o si diventa?
E’ uno dei dilemmi classici. In realtà la questione se esistano o meno delle “doti naturali” per svolgere un’attività in proprio è un falso problema. E’ dimostrato infatti che imprenditori si può diventare, sia con l’esperienza che con lo studio.
L’imprenditore, così come un leader, non è tale sempre e comunque, ma in relazione alle situazioni, ai contesti. Essere imprenditore è sempre meno un fatto genetico, funzionale alla “personalità” e sempre più dipendente dall’apprendimento e dai propri progetti di vita. Non si può fare molto per cambiare la personalità, ma si può invece imparare a stare con gli altri, a dirigere, a rischiare, a negoziare o ad essere creativi.
Il nodo di questo apprendimento è la consapevolezza, senza la quale non si innesca nessun cambiamento; sottoporsi a dei test di autovalutazione delle proprie attitudini ed accettarne “con filosofia” il responso significa sapere qualcosa di più su se stessi ed iniziare, volendolo, ad imparare.
A ciò possono contribuire strumenti come questi; concentrare l’attenzione su cose a cui, forse, non pensiamo frequentemente costituisce un primo concreto passo verso l’apprendimento di capacità imprenditoriali.
Come valutare le proprie attitudini
Per valutare le capacità imprenditoriali esistono appositi test psicologici sviluppati da esperti con criteri scientifici: ad esempio il software “Delfi”, consultabile presso gli sportelli “Olimpo” e “Nuove Imprese” del Sistema camerale.
E’ necessario poi interrogarsi sulle motivazioni a mettersi in proprio e ad avviare, in particolare, quel particolare tipo di attività. Va considerato, infatti, che questa scelta può avere conseguenze molto pesanti sulla propria vita personale.
Mettersi in proprio infatti non significa solo cambiare attività: nella maggior parte dei casi significa anche cambiare le proprie abitudini (e in qualche misura quelle della propria famiglia). Il tempo libero verrà drasticamente ridotto, e occorrerà abituarsi a non avere orari. Ma anche i ritmi di lavoro saranno completamente diversi, così come diverse saranno le nuove responsabilità e l’assiduità dell’impegno: e tutto ciò senza che vi sia la certezza di avere successo.
Dal punto di vista tecnico, occorre accertarsi di possedere in grado adeguato le competenze e il know-how richiesto per svolgere quel particolare tipo di attività: ad esempio sarà molto difficile avviare un agriturismo o un’officina da meccanico senza una minima esperienza nel settore.
Cosa fare se non si ha esperienza
Se non si è mai operato nel comparto specifico, è consigliabile:
effettuare, ove possibile, stage presso aziende già operanti;
frequentare corsi di formazione professionale;
associarsi con persone esperte del ramo.
In ogni caso, oltre che conoscere le proprie caratteristiche, sarà bene dare un’occhiata a “come sono gli altri”, cioè i propri concorrenti.
Fonte: Camera di commercio http://www.cameradicommercio.it/
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